Valle dell’ Orfento

di Francesco Mazzocca

 

escursione

Valle dell’Orfento – Caramanico Terme

La Valle dell’Orfento è una delle aree di maggior pregio naturalistico dell’entroterra abruzzese e dell’ecosistema Majella. La sua importanza dal punto di vista ambientale fu ufficialmente riconosciuta nei primi anni 70 quando divenne Riserva Statale, quindi area protetta, gestita da C.F.S. Dal 1991 l’area è stata inglobata nel territorio del Parco ed è entrata nel novero delle zone A (di riserva integrale), quelle con il più alto grado di tutela.

Si tratta di una maestosa valle fluviale, col classico profilo a V, che origina nel settore nord occidentale del massiccio della Majella, fra alcune delle sue più importanti vette (M. Focalone, M. Rotondo e M. Pescofalcone), e si sviluppa verso Ovest fino al paese di Caramanico Terme, dove si stringe fino a formare un’angusta gola rocciosa o forra calcarea; poco al di sotto dello stesso le acque del Fiume Orfento confluiscono in quelle del Fiume Orta che scorre ancora per alcuni km prima di immettersi nel Pescara.

Il corso d’acqua nasce dal nevaio che ogni anno si forma tra i monti Focalone, Rotondo e Cima Pomilio e scende repentinamente di quota, attraverso un imponente salto d’acqua, fino alla Piana del Mulino (1300 m Slm) dove esso prima riceve l’acqua che scende dalla cascata della Sfischia poi quella proveniente da un ruscello che scorre dalla Rava del Diavolo (fra M. Rotondo e Pescofalcone). Proseguendo la sua discesa verso quote più basse il corso viene arricchito da una moltitudine di rivoli che intersecandosi ad esso ne accrescono la portata. Essendo alimentato dalle nevi il fiume è permanente e non stagionale, ma scorrendo in zone esclusivamente montuose ha carattere prettamente torrentizio e non ha un alveo particolarmente largo, oltre che poco profondo. Il suo sviluppo altimetrico va dai 2000 metri circa della sorgente ai 450 circa della confluenza col Fiume Orta e le fasce boschive che attraversa sono prevalentemente quella montana (bosco di faggio) e submontana (bosco misto); scorre su fondo calcareo.

La valle, col relativo corso d’acqua, è una risorsa naturale di inestimabile valore in quanto è un vero e proprio paradiso di biodiversità vegetale ed animale, arricchito dalla purezza e limpidezza delle sue acque. Quest’ultima è la condizione fondamentale della presenza di una moltitudine di organismi che sono alla base della catena alimentare dell’ecosistema fluviale; i numerosi tricotteri, plecotteri ed efemerotteri offrono alla Trota Fario una fonte di cibo pressoché illimitata e sono bioindicatori, testimonianza tangibile e visibile dell’altissima qualità delle acque dell’Orfento. Il fiume con il suo bacino idrografico è abitato anche da anfibi rari come la Salamandra Appenninica (o pezzata) e l’Ululone dal Ventre Giallo, che si caratterizzano per la loro colorazione aposematica; indicano ad un potenziale predatore la loro tossicità attraverso livree con colori sgargianti come il giallo, ad esempio. Fondamentale è la presenza del Merlo Acquaiolo, volatile elevato a simbolo della riserva; esso è tipico degli ambienti fluviali appenninici e vive a stretto contatto con l’acqua perché si ciba prevalentemente di insetti ed organismi che trova al suo interno. Infatti è un abile nuotatore e può anche camminare sul fondale del fiume per scovare le sue prede; i tratti che predilige sono le rapide. Per vivere in questo ambiente esso ha sviluppato le seguenti caratteristiche: ossa piene e non cave come gli altri uccelli, membrane oculari che lo proteggono durante l’ingresso in acqua ed infine una particolare ghiandola che secerne una sostanza che impermeabilizza il piumaggio. Cospicua è anche la presenza di mammiferi di grossa taglia; il cervo è forse l’animale che attualmente caratterizza di più la valle. Lo stato di salute della stessa è testimoniato proprio da questo ungulato che a fine anni 80 venne reintrodotto in poche unità ed ora prospera grazie alle alla ricchezza dell’ambiente che abita. Non si sa di preciso quanti cervi vivano nella zona ma grazie ai dati degli ultimi censimenti è lecito pensare ad una popolazione intorno ai 150 esemplari. Queste stime non sono affatto azzardate se si pensa che in inverno è possibile avvistarli anche in branchi di circa 50 unità. Il loro ambiente prediletto è la faggeta anche se non è raro vederli più in basso, nei pressi delle zone coltivate. L’ambiente si è rivelato particolarmente adatto anche a caprioli e cinghiali che tendenzialmente occupano una fascia altimetrica più bassa rispetto al cervo, quella del bosco misto. Ovviamente dove ci sono prede è naturale che ci siano anche i predatori ed il Lupo Appenninico è il principale di questi; nella Valle dell’Orfento ci sono diversi branchi, alcuni anche molto grandi (10/12 individui). Anche l’Orso Marsicano è tornato a popolare l’alta Valle dell’Orfento, la quale vede la presenza anche di coppie di Aquila Reale, che sfrutta l’asprezza delle sue pareti rocciose per nidificare e garantire sicurezza al nido e ai pulli. Le zone di alta quota nei pressi della sorgente del fiume sono anche popolate da numerosi camosci. Per il resto vanno menzionati, mustelidi, volpi, lepri, roditori, vipere, l’Airone Cinerino, la Ghiandaia, il Picchio Maggiore, rapaci come falchi, poiane e gheppi, astori ecc.

Per quanto riguarda la flora occorre dire anzitutto che la Valle dell’Orfento si sviluppa tra i piani vegetazionali montano e submontano, quindi la vegetazione è in linea con quella caratteristica di queste fasce altitudinali (va specificato però che nell’ambito di questa valle esistono anche pinete artificiali come quella delle Coste Pretarole, realizzata per ricolonizzare un’area impoverita dall’intensa attività di taglio della legna nel corso del 900): bosco misto e faggeta. Da segnalare sono alcune specie di elevato pregio naturalistico come la Pinguicola fiorii che è presente solo nell’Appennino abruzzese. Si tratta di una pianta carnivora che predilige gli ambienti umidi delle faggete e che utilizza le foglie collose che possiede per attirare, catturare, uccidere e digerire gli insetti. Altra pianta di particolare importanza è la Peonia Officinalis; nel Parco Nazionale della Majella essa è presente ma solo in alcune stazioni, ovvero dei punti nei quali trova le condizioni necessarie alla sua sopravvivenza; una di queste è l’alta Valle dell’Orfento, dove a maggio la sua fioritura caratterizza il paesaggio primaverile con un’esplosione di colori che vanno dal rosso al cremisi. In fine va menzionata la Genziana Maggiore che popola le radure che si formano in seno alla faggeta, dove è facile anche osservare ginepri e la Belladonna. Più in alto è presente il Pino Mugo. Altra presenza importante è quella, del Pino Nero della varietà Italica, che è autoctono, diverso quindi da quello alpino che caratterizza le pinete artificiali anche loro presenti in questa riserva.

La Valle dell’Orfento deve parte del suo incredibile fascino anche alla presenza di eremi e luoghi di spiritualità, oltre al fatto che alcuni di questi furono dimora dell’eremita Pietro Angelerio; attualmente ne rimangono 2: Sant’Onofrio (probabilmente realizzato nel corso dell’età moderna) all’Orfento e San Giovanni ma è lecito pensare che in passato ce ne fossero altri; infatti la valle fu il covo ideale dell’esperienza eremitica e le prime presenze dovrebbero risalire addirittura all’Alto Medioevo. Purtroppo non si hanno più tracce della maggior parte di queste strutture ma a volte la toponomastica dei luoghi ci da delle informazioni sorprendenti. Nella valle esistono diversi punti che vengono da secoli identificati con nomi di santi e questo può fornirci indicazioni circa l’originaria posizione di questi eremi.

Altro aspetto da non sottovalutare riguarda le attività umane svolte presso l’Orfento; infatti, anche se ora la natura incontaminata ha ripreso il sopravvento (dall’istituzione della riserva) questo fiume è stato al centro della vita e dell’economia della comunità caramanichese. Nella valle erano costantemente presenti boscaioli, pastori, vi erano appezzamenti di terreno e le acque usate, oltre che per abbeverare le greggi ed irrigare le coltivazioni, per alimentare mulini. Nella bassa valle si conserva ancora un antico mulino ed un canale che captava acqua dal fiume e la convogliava verso la struttura, nella quale venivano macinati cereali per la produzione della farina.

Con l’istituzione della Riserva, la Valle è stata munita di piccole infrastrutture in legno come ponti e gradinate per adeguare l’area alle esigenze degli escursionisti che ogni anno vengono in gran numero ad ammirare le sue bellezze. Non meno importante è la segnaletica, sempre in legno, che è di 2 tipi: c’è quella realizzata dal CFS in seguito all’istituzione della Riserva e da pochi anni quella ufficiale del PNM, aderente al protocollo CAI; secondo quest’ultima, il settore della rete sentieristica del Parco facente riferimento alla Valle dell’orfento è quello B.  Ma la stessa è attraversata anche da un tratto del sentiero tematico dello Spirito,  il quale collega i più importanti luoghi di culto rupestri presenti nel territorio e ripercorre le tappe fondamentali dell’esperienza eremitica di Pietro Angelerio, conosciuto anche come Pietro da Morrone, che nel 1294 fu eletto in via del tutto eccezionale, perché non era membro del collegio cardinalizio

La Riserva è anche munita di Centro Visite gestito dal CFS, che ora è parte integrante della rete di strutture ricettive del Parco Nazionale della Majella. Si tratta di un centro polifunzionale che ha lo scopo di accogliere gli escursionisti (e censirli attraverso il rilascio di un’autorizzazione gratuita, esclusiva per la Valle dell’Orfento), fornire le info sugli itinerari e sulle peculiarità del territorio. Il complesso ospita anche l’area faunistica della Lontra europea, un ricovero per caprioli, un’area pic-nic, un museo naturalistico-archeologico, una foresteria di proprietà dell’Ente Parco per i ricercatori ed un laboratorio veterinario, oltre ad alcuni uffici del CFS e la sede della Cooperativa Majambiente; in fine ci sono anche alcuni alloggi ed una sala conferenze di proprietà del CFS.

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